CARTESIO

 







Cartesio o chiamato René Descartes è nato il 31 marzo 1596 a La Haye, un’antica provincia francese. Egli viene educato nel collegio dei gesuiti di La Flèche E successivamente sottoporrà a critica tutti gli studi eseguiti in questo periodo all’interno di questo collegio, che era alquanto rigido. Nel 1619 trova la propria via in modo miracoloso, racconta di aver fatto in una notte tre sogni rivelatori, capaci di suscitare in lui la prima intuizione del suo metodo. La prima opera in cui Cartesio esprime la sua intuizione è costituita dalle regole per dirigere l’ingegno, composte tra il 1619 e il 1630. Egli presta servizio all’interno dell’esercito e partecipa alla guerra dei trent’anni (1618-1648), conflitto che coinvolse quasi tutta l’Europa che cominciò con una guerra tra i cristiani e cattolici, ma il costume militare del tempo lascia i nobili un’ampia libertà e quindi può viaggiare per tutta l’Europa dedicandosi agli studi di matematica e di fisica, e continuando elaborare la propria dottrina del metodo. Nel 1628 si stabilisce in Olanda dove rimarrà, mutando spesso luogo di residenza, sino al 1649. Qui inizia a comporre un trattato di metafisica, riprendo lo studio della fisica e progetta di scrivere un trattato sul mondo, che pensa di intitolare “trattato della luce”. La condanna di Galilei lo induce ad abbandonare l’idea di pubblicare l’opera, però sceglie di divulgare almeno Dei risultati raggiunti, articolandoli nei tre saggi sulla Diottrica, sulle Meteore e sulla Geometria.a queste tre opere permette una prefazione intitolata discorso sul metodo, pubblicata a Leida nel 1637. Cartesio riprende E conclude il trattato di metafisica che tramite padre Mersenne viene inviata a un gruppo di filosofi e teologi. Successivamente nel 1641 viene pubblicata con il titolo “meditazioni sulla filosofia prima”, completa delle obiezioni e delle risposte di Cartesio. Più tardi Cartesio rielabora il trattato sul mondo dandogli la forma di un sommario destinato alle scuole: i principi di filosofia (1644). la principessa Elisabetta del Palatinato , Gli suggerisce l’idea della monografia psicologica “le passioni dell’anima”, pubblicata nel 1649. In questo stesso anno il filosofo cede ai ripetuti inviti della regina Cristina di Svezia e accetta di stabilirsi presso la sua corte. Nell’ottobre giunge a Stoccolma, ma si ammala di polmonite a causa dell’inverno nordico e muore l’11 febbraio 1650.
IL METODO
Cartesio non vuole insegnare quanto imparato, ma descrivere se stesso, per questo motivo all’interno del suo discorso sul metodo parla in prima persona. Ritiene di non aver acquisito alcun criterio sicuro per distinguere il vero dal falso con gli studi presso la scuola di La Flèche. Dice che egli ha appreso soltanto nozioni che poco o nulla servono nella vita. Infatti il punto di partenza della sua filosofia è la ricerca di un metodo, termine che letteralmente significa strada e che in Cartesio indica un procedimento ordinato che permette di distinguere il vero dal falso e di procedere con certezza nello sviluppo del sapere.sin dalla sua opera giovanile, e le regole per la guida dell’intelletto, Cartesio osserva che la matematica e la geometria dispongono di un ottimo metodo, poiché sono discipline che vertono intorno a un oggetto ben definito e chiaro.tale metodo costituisce un buon punto di partenza per la definizione dei criteri minimi utili a farci scoprire la verità anche nelle altre materie, o più in generale, nella filosofia.le caratteristiche del metodo dovranno rispecchiare quelli della matematica, basata sul rigore del procedimento e sul requisito della semplicità.Cartesio fu sempre affascinato dai ragionamenti dei matematici a causa della loro semplicità e chiarezza intuitiva.e quando egli adopera il termine matematica non intende riferirsi solo a ciò che è espresso in algoritmi e formule, ma anche a ciò che viene dimostrato in modo evidente e preciso. In altre parole, la mente umana può raggiungere una conoscenza certa in ogni campo della conoscenza, Se imita il modo di procedere della matematica.
LE REGOLE
Dopo circa 10 anni da queste prime riflessioni Cartesio è in grado di enunciare le sue celebri regole del metodo.all’interno della seconda parte del discorso, Cartesio offre la formulazione più matura delle quattro regole del metodo:
-Regola dell’evidenza -> consiste nella chiarezza e distinzione. Questa regola prescrive di accettare come vere solo le idee chiare e distinte, cioè solamente ciò che la nostra mente può intuire in modo immediato e semplice, senza alcuna confusione.grazie a questa regola Cartesio condanna quella tendenza spontanea degli uomini a dare giudizi affrettati, che si trasformano in veri e propri giudizi e che ostacolano la conoscenza della verità;
-Regola dell’analisi -> essa prescrive di dividere ogni problema nelle sue parti elementari che, rendono più facile la soluzione del problema stesso;
-Regola della sintesi -> Essa prescrive di passare dalle conoscenze più semplici ed elementari gradatamente a quelle più complesse, per ottenere alla fine una costruzione completa;
-Regola dell’enumerazione -> Essa prescrive di fare sempre e numerazioni complete e revisioni generali, da essere sicuri di non omettere mai nulla. Quest’ultima regola invita a controllare le precedenti fasi del processo conoscitivo.
Le regole del metodo conservano ancora oggi un fascino e testimoniano un nuovo modo di intendere la pratica filosofica.alla loro base c’è l’esigenza cartesiana di dare un’ordine alla mente nella ricerca della verità.queste quattro regole si possono ridurre al divieto di procedere a caso e all’invito a ragionare in modo ordinato. La ricerca sul metodo testimonia la consapevolezza cartesiana che la nostra mente, pur avendo immense potenzialità, è limitata da tanti pregiudizi che l’affollano e dalla debolezza della volontà. Il metodo è un valido aiuto per la conoscenza è uno strumento essenziale per procedere nell’indagine scientifica.esso ha un indiscutibile valore pratico, ma non è in grado, da solo, di garantire la certezza delle nostre conoscenze né di fondare in modo sicuro la validità del nostro sapere.
IL DUBBIO
Per trovare il fondamento di un metodo, secondo Cartesio, bisogna operare una critica radicale di tutto il sapere già dato. Bisogna applicare il dubbio metodico, cioè un dubbio universale e totale, che rifiuta ogni opinione Che sia anche lontanamente sospettabile di falsità.all’interno delle meditazioni metafisiche, il tema del dubbio si intensifica ed estende, fino a comprendere tutta la prima meditazione a partire dalla seconda. Ora il filosofo revoca in dubbio tutta la realtà a partire da quella sensibile: i sensi a volte ci ingannano, come quando ci fanno credere che il bastoncino immerso nell’acqua si è ricurvo ma in realtà non lo è. È prudente non dar loro completa fiducia, come non si deve dare fiducia a colui che anche una sola volta ci ha tratto in errore. Cartesio dice che non è possibile distinguere le esperienze registrate durante il sogno da quelle fatte da svegli, ma ci sono esperienze che possiamo considerare vere sia da svegli che in sogno. Tali conoscenze sono quelle semplici e chiare della geometria e della matematica che ci dicono. Ma, non possiamo fidarci nemmeno di esse. Infatti, finché non abbiamo raggiunto nessun punto certo, possiamo sempre supporre che noi siamo stati creati, non da un Dio buono e saggio, ma da un genio maligno che ci vuole ingannare e ci fa credere che tre più due sia cinque.
La conclusione è che bisogna supporre che tutto ciò che vedo, sento, immagino e giudico è falso è ingannevole: il dubbio ha raggiunto così la sua più vasta estensione possibile, è diventato universale. A questo punto Cartesio sente tutta la drammatica difficoltà dell’impresa e apre la “Seconda Meditazione” citando l’esempio di Archimede che, per sollevare la terra, chiedeva un solo punto saldo e immobile. Anche Cartesio farà lo stesso: ricercherà un fondamento solido e sicuro per la conoscenza, che troverà nell’unico elemento che ha resistito alla forza del dubbio, cioè che egli deve pensare: io penso, io esisto. Pur avendo nelle nebbie del dubbio radicale e universale (detto iperbolico), non posso fare a meno di riconoscere che proprio nell’attimo in cui sto pensando di non avere certezza alcuna e di dubitare di ogni cosa, devo riconoscere di aver raggiunto almeno una verità certa è indiscutibile. Io penso, io esisto: ecco l’unica verità che il dubbio non può indebolire. Struttura del cogito
Per capire la struttura del cogito, vero architrave di tutto il sistema cartesiano, occorre precisare che esso non si identifica con un pensiero astratto e indeterminato, ma con l’esperienza in atto del pensare. La struttura del cogito non è una ripetizione della vecchia definizione dell’uomo come animale razionale, ma indica proprio l’attualità del pensare. Il cogito suscitò immediatamente una serie di obiezioni da parte di numerosi filosofi, a cui Cartesio rispose tentando di giustificare e meglio argomentare la propria concezione.
Res cogitans e Res extensa
Cartesio è proprio il filosofo che più di tutti ha diviso le due sostanze:
-Res cogitans (sostanza pensante) ~>È incorporea, in estesa, consapevole e libera. È l’insieme di tutte le attività intellettive dell’uomo, è proprio tipica dell’uomo, infatti i vegetali e gli animali non la possiedono. Materiale.
-Res extensa (sostanza estesa) ~> È corporea, spaziale, inconsapevole e meccanicamente determinata. Immateriale.
L’uomo è l’unione di queste due, unione di anima e spirito più materia e corpo. Sono però due sostanze dalle caratteristiche diametralmente opposte:
~> libero, esteso, volontario;
~> meccanico, ha un estensione ed è necessario.
Cartesio è il sostenitore del corpo come meccanica, il corpo è una macchina guidata dai nervi, legamenti molto piccoli connessi alla ghiandola pineale. Il corpo è come se fosse un orologio in cui tutti i meccanismi sono equilibrati e in armonia. L’uomo, è visto da Cartesio come un ingranaggio. I corpi sono automatici, perché i loro movimenti sono composti da automatismi. Come ad esempio la gamba, che se colpita si muove per riflesso. Per Cartesio gli animali non hanno né è una coscienza né un’anima, quindi la differenza tra l’uomo e gli animali è proprio l’anima e il linguaggio:
-Uomini ~> hanno un anima, sentimento si esprime attraverso il linguaggio;
La Res extensa impedisce alla Res cogitans di esprimersi in tutta la propria magnificenza.
Il linguaggio, dice Cartesio, permette all’uomo di produrre dei ragionamenti complessi. C’è un rapporto tra anima e corpo, perché Cartesio dice che il corpo e l’anima dell’uomo sono uniti. Il rapporto nasce proprio dalla presenza di questo corpo fisico soprattutto nelle ghiandola pineale, cioè la parte non doppia all’interno del cervello umano. È quella parte del cervello che raccorda tutti gli input che arrivano dai sensi all’uomo. Ad esempio: ho due occhi, due mani, due narici, ma quello che io tocco con le tue mani, che odoro, che sento con le due narici, quello che vedo, quello che ho, vengono tutti unificati nella ghiandola pineale. Tutte le sensazioni che provo , vengono sintetizzate dalla ghiandola pineale. Cartesio ha creato un forte dualismo, quindi, tra pensiero ed estensione. Ci dice, all’interno delle Meditazioni metafisiche, che c’è un raccordo che questa interazione tra corpo e anima avviene nella ghiandola pineale.
Nell’opera le passioni dell’anima egli distingue nell’anima azioni e affezioni:
 -Pensiero
 -Corpo
   




 Le azioni dipendono dalla volontà, le affezioni sono involontarie e sono costituite da percezioni, sentimenti o emozioni causati nell’anima dagli spiriti vitali, cioè da forze meccaniche che ha uniscono nel corpo. Le azioni volontarie, quindi le passioni, derivano da azioni meccaniche involontarie. Le passioni possono indicare come vivere. Bisogna controllare le passioni con la volontà.
Le dimostrazioni dell’esistenza di Dio
Dio nel suo metodo è visto come figura attenta al genio maligno. Cartesio elabora le prove dell’esistenza di Dio con un procedimento a priori, cioè partendo dal Cocito, e precisamente dall’analisi dei contenuti del pensiero. Per costruire la prima prova esamina le idee, cioè le rappresentazioni, distinguendole a seconda della loro origine in tre categorie:
~> quelle che mi sembrano estranee a me, cioè derivatemi dal di fuori;
~> quelle che mi sembrano presenti in me da sempre, cioè non derivate dall’esterno;
~> quelle formate ho trovate da me stesso.
Nella prima prova della sua esistenza dice che l’uomo non può creare qualcosa di più grande di lui, ciò vuol dire che questo Dio esiste a priori.
Nella seconda prova dice che se sono una persona che dubita, inevitabilmente dovrò ammettere che sono in perfetto, quindi ci dovrà essere un perfetto dal quale dipendo.
Nella terza prova dice che se io ammetto che Dio è perfetto, Dio esiste perché l’esistenza rappresenta una delle mie perfezioni.
Per Cartesio l’errore dell’uomo deriva dall’intelletto e la volontà, l’intelletto è limitato e divino e tenta a condurre all’errore, invece la volontà è più estesa e libera.

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